Il paradosso nel mondo vino: cercasi giovani con esperienza
Editoriale di Lavinia Furlani
Prendendo spunto dalle parole di un aspirante manager che ci ha scritto tempo fa, dobbiamo constatare che le aziende disposte a investire nella costruzione di un profilo professionale solido, fatto di esperienza maturata sul campo e non solo di qualifiche e formazione, siano davvero poche.
Molti sono i giovani in Italia che spendono tempo e risorse per acquisire competenze e riconoscimenti formativi, ma pochi sono quelli che poi vengono realmente sostenuti nel mondo del lavoro.
La conseguenza è che molti si ritrovano a non avere la possibilità di “costruire le fondamenta”, di acquisire la sicurezza e la dimestichezza necessaria per affrontare realmente i successivi sviluppi professionali che, si sa, richiedono l’affinamento del tempo e della pratica.
Il giovane che abbiamo citato prima scrive: “(…) Ad oggi, pur consultando costantemente le varie offerte di lavoro per ruoli in cantine e aziende vitivinicole, non ne ho trovata neanche una volenterosa di investire in una figura junior, con molta passione per il prodotto e conoscenze tecniche, ma senza un portafoglio clienti consolidato. Quindi mi chiedo: come hanno fatto i vari export manager attivi sul mercato ad iniziare, e dove andrà a finire il mondo del vino di questo passo se nessuno vuole investire su figure giovani?”.
Effettivamente ce lo chiediamo anche noi, perché è un problema abbastanza comune quello di molte figure “troppo giovani” che hanno investito molto nella propria formazione per poi ritrovarsi improvvisamente “troppo vecchie”, senza aver avuto la possibilità di maturare esperienze lavorative significative.
La problematica è trasversale e comune a molti settori in cui l’occupazione giovanile risente di situazioni paradossali: da un lato si cercano figure giovani, con un bagaglio formativo degno di nota, con la tipica freschezza mentale e tanta disponibilità, dall’altro si richiede unitamente un’esperienza professionale altrettanto notevole.
Per questo facciamo un appello alle aziende:
. se vogliamo persone giovani in azienda da far crescere, non possiamo dare per scontato che arrivino già “ pronte”;
. dovrebbe esserci una presa di coscienza forte di come spesso non sia così produttivo, soprattutto nel medio lungo termine, attingere solo da figure professionali già affermate ed “esperte”;
. sarebbe molto più proficuo dare la possibilità di crescere alle figure interne all’impresa, trasmettendo loro il più possibile non solo le conoscenze necessarie ma anche il senso profondo dello spirito aziendale, in modo da trasformarli in efficaci ambasciatori del proprio brand.
Non sarebbe necessario, ma forse è importante dirlo: anche in un mondo particolarmente autoreferenziale come quello del vino, si può imparare molto da ambiti professionali diversi. Questo rispecchierebbe anche in modo più fedele l’eterogeneità delle dinamiche di mercato odierne. Quindi il nostro ultimo suggerimento è quello di non rimanere focalizzati sul volere a tutti i costi risorse con esperienza nel mondo vino.
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